Dopo la seconda vittoria consecutiva, per uno
a zero, la Reggina ritorna in trasferta per affrontare l’ultima della
classifica ma una delle migliori per rendimento attuale. Infatti, se
consideriamo questo girone di ritorno, soltanto Cesena, Trapani, Ternana (in
striscia dall’ultima gara dell’andata giocata contro di noi) e la squadra
amaranto hanno fatto meglio degli stabiesi. La gara è dunque difficile non
soltanto per fattori ambientali (pubblico, motivazioni da ultima spiaggia e
terreno sintetico) ma anche per valori tecnici e condizione generale
dell’avversaria.
La Juve Stabia cercherà di fare la partita,
il copione dovrebbe essere il solito, salvo imprevisti malauspicati in
settimana dal gracchiante conduttore anti-calcio che si ritrova in organico la radio
ufficiale della Reggina: «Vogghiu viriri comu facimu si signunu prima iddi!».
Quando la genialità pervade l’etere non si può far nulla, meglio pensare ai
temi della gara. Zanin si ritrova una freccia in più, nel proprio arco,
rappresentata dal nuovo attaccante Dumitru, alla prima convocazione.
L’impostazione tattica proposta da Zanin prevede la difesa a quattro con
giocatori di ruolo, reparti vicini, applicazione del fuorigioco all’occorrenza
e molta attenzione alla condizione atletica, insomma una riproposizione di
concetti del calcio moderno che in precedenza erano stati “oscurati” da queste
parti.
Diego Zanin è un ragazzo di campo che conosce
il calcio, ha un notevole aiuto, nella gestione del gruppo, dall’inossidabile
avv. Gagliardi. Quest’ultimo rappresenta la differenza emotiva, l’approdo dei
veri valori umani nello spogliatoio e tutto ciò che è funzionale all’approccio
cazzuto alla gara. Altro che mental-coach! Dicevamo che alcuni concetti di
gioco sono stati ripresi, dalla parentesi Castori ma, il nostro tecnico
attuale, ci ha messo del suo perché ha intuito che, con un solo girone da
giocare, qualcosa andava rischiato e, cercando l’equilibrio, ha allargato la
squadra con due laterali di centrocampo che diventano attaccanti in fase di
possesso palla.
Alla luce dei risultati attuali, e di taluni
exploit passati, si può affermare che la squadra non era e non è così scarsa
come la dipinge la classifica. Cosi come si può anche affermare, senza
possibilità di smentita, che nessuna “idea”, nessun dettame tattico della
gestione Atzori appartenga alla “nuova” Reggina. Detto ciò non è che il
problema di quest’anno sia stato risolto, l’insidia è sempre dietro l’angolo,
si fa presto a tornare con la testa dentro il tombino della strada senza uscita
in cui ci eravamo cacciati. Però non possiamo non notare come questa squadra
abbia notevolmente coinvolto il pubblico, acceso la speranza e riscaldato i
cuori dei tifosi. Premendo il tasto rewind del campionato, questo è già un
risultato molto importante. Il pubblico però deve assorbire anche alcune
negatività, come le analisi di alcuni addetti ai lavori che, davanti ad un
mercato poco attivo (rispetto alle loro stesse aspettative), sono costretti a
raccontare di grandi acquisti, di organico stravolto, per giustificare le
proprie tesi precedenti che definivano la squadra come scarsa.
Allora siccome non funziona questo modo di
fare, partiamo alla Iddusapi, fino alla conclusione. Per iniziare la “raffica”:
- a terzino destro gioca Adejo, che era
finito in panchina;
- a sinistra c’era pure all’inizio Barillà
che terzino non lo vedeva nessuno, tanto da rimpiangere Rizzato;
- centrale gioca Lucioni, che aveva lasciato
il posto a Strasser;
- l’altro centrale è Ipsa, non uno nuovo;
- davanti alla difesa gioca Strasser (e non
aggiungiamo altro);
- a centrocampo giocano Dall’Oglio e Sbaffo,
come prima;
- la prima punta è Di Michele (cosa sempre
contestata a chi l’aveva messo lì).
- in mezzo l’unico nuovo è Pambou mai
considerato nonostante la segnalazione ed arruolabile dal primo dicembre;
- Maicon e Fischnaller c’erano pure.
Questo per dire che il pur bravo Pigliacelli
non sarebbe bastato se non ci fosse stata una corretta interpretazione
dell’organico ed il grande lavoro tattico e mentale svolto dallo staff attuale.
Son troppo pochi quelli che hanno tentato di ragionare sull’organico e sulla
sua conduzione, come lo hanno fatto successivamente per fortuna (e per bravura)
i tecnici Zanin e Gagliardi; questo è uno dei motivi per i quali la nostra
piazza calcistica funziona male, chi ha avuto il coraggio di esprimersi è stato
indicato persino come nemico della propria squadra!
Ma vogliamo parlare di coloro rivendicano
competenza innata e capacità di giudizio anticipato? Certamente! Gli aspiranti
“Mentana de noantri”, quelli che nulla obiettavano a giugno, a luglio, ad
agosto, a settembre, ma aspettavano la sconfitta in casa col Carpi (28 settembre
2013) per cavalcare l’onda della protesta popolare alla conduzione tecnica.
Meglio tardi che mai si dice in questi casi! Poi ci sono anche i più esperti, i
vecchi opinionisti, che si sono lanciati sul web. In tempi passati si poteva
parlare senza contraddittorio, magari davanti ad una telecamera mentre oggi,
nell’era dei social network, chi pensa di poter “indirizzare” il pubblico anche
tramite internet, viene immediatamente messo a tacere dai tifosi stessi che,
argomentando a dovere, smontano tesi errate! In ultimo, a completare il
quadretto, ci sono quelli che sono sempre e comunque dalla parte “giusta”, che
però si contraddicono rinnegando gli ex, per ben due volte nella stessa
stagione, dopo due esoneri, mentre prima ci ridevano e scherzavano e dopo ci
ri-ridevano e ci ri-scherzavano…
Si vis pacem, para culum!
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