VI ASPETTIAMO!
È amaranto
il colore di San Valentino
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Nel giorno di San
Valentino siamo alla vigilia della sfida con la Juve Stabia che è un avversario temibile. La classifica li vede
impegnati nella rincorsa ai play-off, chiaro il loro intento di raccogliere
punti per cercare posizioni migliori nella griglia. All’andata questa
differenza di classifica si vide poco, la Reggina aveva trovato modo e tempi
per creare problemi, con un 3-5-2 inedito dove spiccò la prestazione di Maita
adesso fuori rosa per motivi extra-calcistici.
In quell’occasione arrivò una sconfitta bruciante per 2-1, erano tempi
in cui si sperimentava e regnava confusione sul campo e fuori. Adesso la
differenza è molto ampia in classifica ma possiamo tranquillamente affermare
che la Reggina di oggi, rispetto al rottame di fine anno, viene vista in modo
diverso, anche dagli avversari di turno, perché tra mercato, risultati che
iniziano ad arrivare e spirito di squadra, possiamo rappresentare un rischio
per chiunque.
È stata la solita settimana che precede la Juve Stabia
dell’esperto Caserta, con le solite interviste sui suoi pensieri e sui
possibili motivi del suo mancato arrivo; originalità a profusione, con eventi
ciclici! Sinceramente ci interessa molto di più la partita in sé, poiché
collocata come orario prima di altre gare importanti per la zona salvezza. Chi
lotta in basso ha una giornata difficile contro avversari di alta classifica
ciò significa che prendere punti in tali snodi del calendario può fare la
differenza al tirar delle somme. A maggior ragione se il calendario lo si
guarda nelle giornate successive, in particolare e senza nominarli
eccessivamente i “selfie-sti” di fronte devono affidarsi all’unica arma a loro
disposizione, per eleganza scriviamo “fortunella”, per raccogliere qualcosa
prima di entrare pesantemente in zona rossa. Sono sei punti di distacco, non
pochi ma neanche troppi per puntarli, la squadra ha il dovere di cercare la
salvezza diretta, perché adesso abbiamo qualcosa in più, dal campo alla
panchina. Alla spicciolata sembra che dopo Di Michele possa ritornare qualche
altro, la squadra è solida già così, altre armi sui piazzati o calciatori
capaci di risolvere con la singola giocata risultano un surplus non più una
necessità come prima.
La svolta è avvenuta grazie a due fattori che stanno coesistendo
all’interno del gruppo: la gioventù positiva di chi è sceso in campo a Caserta
e l’esperienza dei vari Belardi, Cirillo e Aronica che hanno preso per mano i
primi. Il tutto avvenuto sotto la diligente guida di Alberti che ha agevolato
questa “presa di spogliatoio”. A loro si
è aggiunto negli ultimi giorni Di Michele mentre tarda il placet per Insigne.
Sono valutazioni dall’interno sulle quali c’è poco da disquisire, un gruppo lo
conosci se ci fai parte, a distanza non puoi coglierne i differenti
comportamenti. Detto ciò avevamo etichettato male Di Michele e non torniamo un
passo indietro. Qualsiasi cosa sia successa, a maggior ragione visto il
reintegro, andava risolta subito senza abbandonare la barca che si è presentata,
ad esempio, a Messina. Tutti hanno avuto problemi economici con qualcuno, in
tutte le professioni, tanti vanno ugualmente avanti, figuriamoci se non si
debba fare in quella del calciatore che è una di quelle privilegiate.
Per dirla a modo nostro, se il presidente ha venduto (o tentato
di vendere) azioni in estate ad allenatori, in inverno a giornalisti e tifosi,
ora a chi va in campo, non ce ne può fregar di meno, anzi andava fatto prima.
Con questo non vogliamo dire che i reintegri passino dal capitale sociale,
vogliamo soltanto rappresentare in modo altamente confusionario
l’estremizzazione del concetto! Si è “buffoneggiato” per troppo tempo nei
confronti di una tifoseria che mai come quest’anno meritava rispetto e
dedizione alla causa. La delusione della retrocessione dalla B è stata una
caramella rispetto alle pillole amare ingoiate fino a due settimane addietro.
Proprio nei momenti più sereni bisogna ricordare dove e quando
si è sbagliato, in modo lucido; ci sono errori che possono capitare, situazioni
che ci siamo andati a cercare dall’inizio. Quando Insigne scommette con Foti
sui 15 gol la risposta dev’essere: se ti vedo che non dai la palla al compagno
smarcato ti faccio allenare all’aeroporto. Forse quattro mesi dopo non te lo
ritrovi col suo procuratore che straparla, costretto a farlo allenare proprio
vicino l’aeroporto. Questa è solo una
delle tante cose sbagliate, lo sapete come la pensiamo sul capitolo allenatore,
abbiamo criticato ferocemente Alberti a Barletta ma nulla a che vedere col
giudizio complessivo; adesso c’è un allenatore (anche da criticare) mentre prima
si pensava di fare una stagione con un ragazzo in panchina che allenatore
ancora non lo era. Bastano soltanto le prestazioni di Masini per identificare i
problemi tecnici e tattici che ci sono stati.
Si pensa al progetto su un nuovo stadio, senza soldi, quando in
quello stadio c’è stata la serie A, cosa dovrebbero dire a Barletta? Si pensa
di vendere metà del capitale sociale ad altri senza mai dire io che sono il
presidente/proprietario metterò questa cifra. Non sono storie credibili e
finché verranno pompate, accettate e subite, rimarremo sempre una piazza
sottomessa alle cazzate di alcuni. Reggio ha uno stadio ed una tifoseria
importante. Questa sono certezze, per il resto ognuno faccia il suo. Ad una
tifoseria dignitosa che ha dimostrato a tutta l’Italia due cose bellissime,
cioè, di saper vincere e di saper perdere non devi più sfruculiare gli zebedei.
Quest’anno è mancata la squadra, il presidente, l’allenatore, non altro. Il presidente faccia il serio e sottoscriva (più
che può) un numero di azioni congrue della società di cui è proprietario quasi
pieno, l’allenatore continui a dimostrarsi tale senza i passaggi tattici a
vuoto del secondo tempo di Barletta, la squadra faccia il suo che ne ha le
capacità. Tutto il resto c’è ed è già avanti… vi aspettiamo!
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