RICOMINCIAMO!
Prima giornata di campionato per gli amaranto che ripartono dalla Serie
D
Siamo assenti dal termine dello scorso campionato, tre mesi di silenzio
calcistico scelto per non aggiungere altre considerazioni rispetto alle tante
che sono circolate per l’intera estate. Ripercorrendo il recente passato abbiamo
fortemente creduto alla Reggina australiana perché rappresentava l’unica
speranza per un netto cambio di passo e perché c’erano segnali convergenti
verso un esito positivo della trattativa. Il sogno è diventato incubo quando si
è compreso che Scali non aveva intenzione di rilevare la squadra.
Indipendentemente dalle motivazioni, tuttora sconosciute e che comunque vanno
rispettate, va detto che la vicenda ha inevitabilmente tagliato le gambe ad
ogni altra possibile soluzione, vista la quantità di tempo ed energia sottratte
a chi aveva stavolta realmente voglia di cedere. Il danno viene sempre
accompagnato dalla beffa e quindi si è data anche la possibilità agli scettici
di poter affermare che questi erano “australieni” ovvero pura fantasia. Come
dire, nel dubbio, meglio prendersela con chi sperava in un futuro migliore
piuttosto che con i protagonisti della vicenda, niente di nuovo.
I nuovi dirigenti
amaranto, il tecnico Cozza ed il sindaco Falcomatà
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È successo che siamo praticamente retrocessi nonostante la
doppia vittoria nel play-out ai danni del Messina, con quest’ultimi ripescati
in Lega Pro. Un clichè (eh… abbiate pazienza) che si ripete dopo la “carcagnata”.
I motivi di questa discesa rapida, dalla A al dilettantismo in poco più di sei
anni, sono gli stessi di sempre: programmazione inesistente, errori di presunzione
nella gestione, scelte anti-calcistiche. Molti individuano il crac nell’anno di
Novellino-Martino, lasciandosi sfuggire le cause della retrocessione dalla
massima serie riconducibili a quell’atteggiamento che ha dato il titolo a
questo blog. L’era post Moggi, contraddistinta dall’ “iddusapismo” all’ennesima
potenza, iniziata con la salvezza ottenuta a Catania, ha definitivamente
convinto l’ex patron che col minimo sforzo si sarebbero potuti ottenere sempre
gli incassi milionari, derivanti dai diritti tv garantiti da Sky e dalle
cessioni dei migliori elementi della rosa. Nel frattempo si accumulavano i
debiti e, mentre “Lillu ccattava e Lillu
vindiva” (cit.), si mandavano via collaboratori capaci e si tenevano quelli
incapaci (i nomi metteteli voi a fantasia). Si è arrivati alla data
dell’iscrizione alla Lega Pro, conquistata sul campo, in una condizione
disperata, con zero soldi in cassa dal lato societario e richiesta di aiuto ad
imprenditoria locale e tifoseria. La somma raccolta dalla donazione popolare
rimane sconosciuta, la somma imprenditoriale più o meno nota, evidentemente
mancavano determinate cifre e qualcuno si è tirato indietro ma la repentina
rinuncia, dopo lo svincolo d’ufficio dei calciatori, non è stata coerente con
l’appello accorato della sera precedente all’Arena dello Stretto.
Il
Direttore Generale Gabriele Martino
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Da quel momento qualche riflessione era dovuta, perché è sembrato
quasi un cogliere al balzo l’occasione per abbandonare una situazione non
gradita in partenza. Va detto anche altro però: i migliori calciatori erano i
c.d. “anziani” ed Insigne in prestito, dunque zero come patrimonio perso; ci
sarebbero stati crediti da riscuotere superata la fase dell’iscrizione, i
contatti col mondo del calcio dell’ex patron come avviamento, il centro sportivo
per l’attività giovanile, l’unico giocatore di un certo valore come Salandria
tranquillamente arruolabile in lega pro. Invece si è passati alla soluzione B
(meglio D) da parte del gruppo che si è voluto impegnare a far continuare il calcio,
a tutti i costi, in città. Se è stata una scelta, che alcuni hanno reputato
intelligente, viste le penalizzazioni ed i debiti, si poteva evitare la
telenovela andata in onda nei luoghi all’aperto, a Roma, al Comune, sui media e
dappertutto. Nel momento successivo allo svincolo si era aperta l’ulteriore
possibilità dell’iscrizione in ritardo, confermata dalle decisioni del
Consiglio Federale della Figc, mentre qui ormai era cambiata la strategia o
meglio dire si è palesata quella reale. Los tres amigos, rappresentanti "Més
que un club", partiti per Roma non si erano illusi sul tema, il loro ostacolo
probabilmente era diverso diciamo di natura interna più che federale.
In quelle condizioni c’erano due soluzioni: ricominciare subito
oppure aspettare tempi migliori. E’ stata scelta la prima ma, come si può
immaginare, chi scrive avrebbe accettato di buon grado la seconda. Il motivo è
semplice: non ripartire già con l’acqua alla gola, visto che uno o due anni
senza calcio non possono rappresentare la fine del mondo. Ci sarebbe stato
inoltre il tempo ed il modo di organizzarsi come tifoseria per avviare una vera
sottoscrizione popolare da affidare ad un gruppo solido come bene ulteriore da
investire, affidando tutto a chi poteva garantire qualcosa di diverso. Nel
frattempo si sarebbe capita a fondo la conclusione/intenzione della Reggina Calcio
togliendo di mezzo dubbi ed imbarazzi. Invece la fretta di esserci ha portato
alla costituzione della nuova associazione dilettantistica che otteneva tramite
il sindaco l’iscrizione alla serie D. Questo jolly si poteva giocare in ogni
tempo, non necessariamente in continuazione con lo scorso torneo, perché praticamente
conclusa una situazione economica pessima ci si è tuffati nelle difficoltà ancor
prima di iniziare a giocare.
Piero Armenise |
Questi passaggi, oltre a quello relativo alla storia della Reggina
Calcio, hanno creato caos iniziale, in seguito sono bastate un paio di frasi
dell’ex patron per avere 300 sottoscrizioni in due giorni. Se ne sono dette e
lette di cose, la più fastidiosa suonava come un diktat proposto al tifoso, cui
è stato lanciato il seguente messaggio: se non riesci a sentire subito tua
questa squadra sei uno di cui non abbiamo bisogno, abbiamo fretta, io ci sono e
tu? Se non ci sei non sei un tifoso! Tale giudizio sommario risulta irrispettoso
verso la passione e la sensibilità altrui, considerato il fatto che proprio tra
coloro che non si sono subito lanciati in questa nuova avventura ci sono
persone che hanno amato la Reggina in maniera incondizionata. La sola assenza
dell’ex proprietario di maggioranza non può bastare per generare immenso
entusiasmo. Se il buongiorno si vede dal mattino, sotto quest’aspetto la
ripartenza è molto discutibile poiché non è così che si fa ritornare la voglia
del campo alla gente. Servono i fatti non le etichette ed i bombardamenti d’opinione.
Sergio
Campolo
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A proposito di fatti, le istituzioni per anni hanno sostenuto
(sbagliando) la Reggina Calcio S.p.a. con acquisti di biglietti, con
sponsorizzazione e contributi, non riscuotendo crediti. Quando si stava
perdendo il professionismo hanno cambiato rotta, è un problema serio il nostro
di non comprendere le azioni politiche:
- La Regione negava la proposta delle cinquecentomila euro;
- La Provincia prima interpellava Tavecchio per la proroga, poi
si offriva come intermediaria per contatti con imprenditori fuori città ed
infine si ricordava che la concessione del centro sportivo era scaduta e non
pagata;
- Il Comune, volato in viaggio di nozze, si esprimeva tramite
l’assessore che prima negava lo stadio, poi tornava sui suoi passi concedendo
tempo per sistemare le pendenze; in seguito il sindaco cedeva l’uso gratuito
all’ASD con manutenzione a carico della stessa.
L’inizio di questa nuova squadra è stato contraddittorio col
calcio già dalle prime scelte. Veniva incaricato Cozza, sul quale qualcosa va
detta a parte, prima di sedersi con un Direttore Sportivo. L’allenatore in
pectore trovava alcuni giocatori mentre Massimo Mariotto si sedeva ed offriva disponibilità
ma poi rinunciava per chiari motivi ostativi. Quasi tutto l’ambiente aveva
temuto la riproposizione di vecchi personaggi, dati per antagonisti agli
attuali; la scelta del sindaco da evitare ruotava attorno alla figura
dell’attuale DG (e tutto il suo dannoso apparato radiofonico), molto meno se
vogliamo su un ex presidente (Benedetto) che i giovani neanche hanno visto
all’opera (ultima apparizione ad inizio anni 90). Anche in questo caso la
vicenda è contorta, è vero che il Presidente (?) Praticò ha sempre chiesto
unione d’intenti ma non ricevendo espressa collaborazione dai presunti rivali
sembrava avviato verso un certo antagonismo alla fantomatica cordata, diventata
presto un nemico immaginario poiché non c’è stata nessuna proposta alternativa.
Sfumato Mariotto, da Palazzo San Giorgio (nei giorni scorsi il
sindaco dichiarava di aver proposto lui il DG) si è presentato Martino, cioè,
prima demonizzato come alternativa e poi assunto. Sicuramente è uomo competente
in materia calcistica ma presuntuoso come pochi, basterebbe leggere qualche ex
per capire che il suo operato in amaranto è stato un mix di successi, buone
intuizioni e tante ingerenze. I suoi
trascorsi altrove sono stati caratterizzati da alti e bassi, con picchi
clamorosi verso giù come quello di Barletta dove i tifosi hanno persino
piazzato per le strade manifesti per cacciarlo (foto). Per non smentire il suo stile
concorrenziale riservava subito una stilettata a Mariotto che rispondeva da
signore; parlava Cozza e rispondeva Aronica, da cittadino onorario, Salvatore
di nome e di fatto con prestazioni da ventenne nei due derby e tra i primi a
firmare le liberatorie. I testi delle dichiarazioni li conoscete, così come non
vi saranno sfuggite le “twittate” di Belardi. Nei periodi di riflessione profonda
c’è stato un commento che ci ha fatto sorridere ma che riassumeva tutta la
vicenda in due parole. Ascoltando in diretta Gabriele Martino affermare che, se
fosse stato incaricato prima lui dell’allenatore, avrebbe scelto proprio Cozza,
arrivava un messaggio sintetico di un nostro amico: “che culo!” (cit. S.)
Massimo
Mariotto
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La posizione dei tifosi in generale di fronte questa nuova realtà
è stata inizialmente tiepida com’era normale che fosse, il problema d’identità
giusto porselo e risolverlo secondo coscienza, ognuno coi suoi tempi, senza
eccessivi indottrinamenti quotidiani. Però, quasi alla fine dei conti,
presentarsi con oltre duemila abbonati alla prima giornata di serie D, in una
piazza che negli ultimi anni è stata presa a calci dal pallone, non è poco,
oltre che esser il primato in categoria.
Francesco Cozza è stato uno dei migliori calciatori della storia
amaranto, ha vinto partite difficili da solo, facendolo dall’alto di un talento
calcistico che ha avuto pochi eguali quando la mente supportava il fisico. Come
allenatore non ha convinto né qui né altrove e sapere Giacomo Tedesco a spasso appare
surreale. Sicuramente conoscerà anche il campionato di D, data la sua ormai
celebre passione per i palinsesti calcistici. Si discute anche la figura simbolica
che non può mai dichiarare che la vera serie A è stata a Catanzaro.
Sembra che uno dei problemi principali sia il campo
d’allenamento, eppure si è anche detto che la struttura della scuola calcio
dell’allenatore sarebbe stata risolutiva, anzi per dirla tutta quasi giustificativa
della scelta tecnica. Adesso non è più così, chissà perché. Altre volte si è
fatta la quarta serie (vinta a mani basse) nell’ultimo trentennio e ci si
allenava al vecchio comunale, senza lagnarsi troppo.
E mentre la nuova associazione sogna di tornare a cantare se non
proprio a Sanremo almeno a Castrocaro, l’ex patron annuncia la partecipazione
della vecchia società allo Zecchino d’oro. Considerati i corsi e i master in
cantiere gliene suggeriamo uno sicuramente redditizio, magari patrocinato dalla
De Filippi, vista la propensione moderna dei ragazzi avrebbe un grande appeal:
un super corso d’eccellenza per “tronista”. Permetteteci questo sarcasmo su un
ex presidente che è riuscito nell’impresa colossale di portare la Reggina in A,
farci sentire orgogliosi, crearsi amicizie personali, diventare sicuramente più
ricco e tornare a farsi i fatti suoi dopo la mancata iscrizione della
squadra. La crocifissione tardiva
dell’uomo coi baffi non appartiene a questo blog, ogni cosa ha il suo tempo ed
il periodo della contestazione è ampiamente scaduto. Coloro che lo hanno
sostenuto per anni e proprio fino alla nascita della nuova squadra (quando si
dice la combinazione) dovrebbero riflettere profondamente leggendo queste
quattro righe.
Si arriva alla prima di campionato con una squadra che per
alcune scelte ha ricordato qualcosa a metà tra la pessima Reggina Calcio del
suo finale professionistico e la Leonia. Gli ultimi movimenti sono di maggior
spessore, probabilmente serviva altro ma il tempo ha giocato contro e questo è
pacifico. Lasciamo il verdetto al miglior giudice da sempre: se Martino e Cozza
riporteranno sul campo la squadra tra i professionisti avranno tutti i meriti compresa
la nostra riconoscenza.
Per concludere, non c’è che da augurare alla nuova squadra i
migliori successi frutto di programmazione, sapiente gestione e scelte
calcistiche azzeccate, perché qui…
* * *
Sono venti i convocati di Cozza per la prima trasferta.
Portieri: Ventrella (‘96), Licastro (‘95).
Difensori: Brunetti (‘95), Carrozza (‘99), Cucinotti, D’Angelo,
Dentice (‘95), Maesano (‘96).
Centrocampisti: Condomitti, Corso, Lavrendi, Mangiola (‘97),
Meduri (‘97), Roselli.
Attaccanti: Arena, Bramucci (‘96), Pelosi (‘98), Russo (‘96),
Tiboni, Zampaglione.
Indisponibili: Comandè (‘98), De Marco.
Squalificati: D’Ambrosio (’97), Mautone.
Rocco
Musolino
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Ricordiamo che, da regolamento, durante tutto l’arco della gara
bisogna avere in campo un calciatore nato nel ’95, due nel ’96 ed uno nel ’97. Il
calcio d’inizio allo stadio “Bisceglia” di Aversa è fissato per le ore 15. La
partita di domani non sarà visibile in tv, né in diretta streaming. Rimane,
come sempre, Rocco Musolino che, in diretta dalle frequenze di Radio Touring
104, racconterà l’esordio degli amaranto in Serie D. Buon lavoro a lui per la
sua radiocronaca numero 1.151!
Segnaliamo, infine, il ritorno di una “Leggenda Amaranto”: Piero
Armenise entra a far parte della struttura societaria, si occuperà del settore
giovanile. Bentornato a casa! Con lui, tra gli altri, ci sarà un altro cuore
amaranto, vale a dire Sergio Campolo.
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