sabato 5 settembre 2015

Domani AVERSA NORMANNA-REGGIO CALABRIA

RICOMINCIAMO!
Prima giornata di campionato per gli amaranto che ripartono dalla Serie D

Siamo assenti dal termine dello scorso campionato, tre mesi di silenzio calcistico scelto per non aggiungere altre considerazioni rispetto alle tante che sono circolate per l’intera estate. Ripercorrendo il recente passato abbiamo fortemente creduto alla Reggina australiana perché rappresentava l’unica speranza per un netto cambio di passo e perché c’erano segnali convergenti verso un esito positivo della trattativa. Il sogno è diventato incubo quando si è compreso che Scali non aveva intenzione di rilevare la squadra. Indipendentemente dalle motivazioni, tuttora sconosciute e che comunque vanno rispettate, va detto che la vicenda ha inevitabilmente tagliato le gambe ad ogni altra possibile soluzione, vista la quantità di tempo ed energia sottratte a chi aveva stavolta realmente voglia di cedere. Il danno viene sempre accompagnato dalla beffa e quindi si è data anche la possibilità agli scettici di poter affermare che questi erano “australieni” ovvero pura fantasia. Come dire, nel dubbio, meglio prendersela con chi sperava in un futuro migliore piuttosto che con i protagonisti della vicenda, niente di nuovo.

I nuovi dirigenti amaranto, il tecnico Cozza ed il sindaco Falcomatà
È successo che siamo praticamente retrocessi nonostante la doppia vittoria nel play-out ai danni del Messina, con quest’ultimi ripescati in Lega Pro. Un clichè (eh… abbiate pazienza) che si ripete dopo la “carcagnata”. I motivi di questa discesa rapida, dalla A al dilettantismo in poco più di sei anni, sono gli stessi di sempre: programmazione inesistente, errori di presunzione nella gestione, scelte anti-calcistiche. Molti individuano il crac nell’anno di Novellino-Martino, lasciandosi sfuggire le cause della retrocessione dalla massima serie riconducibili a quell’atteggiamento che ha dato il titolo a questo blog. L’era post Moggi, contraddistinta dall’ “iddusapismo” all’ennesima potenza, iniziata con la salvezza ottenuta a Catania, ha definitivamente convinto l’ex patron che col minimo sforzo si sarebbero potuti ottenere sempre gli incassi milionari, derivanti dai diritti tv garantiti da Sky e dalle cessioni dei migliori elementi della rosa. Nel frattempo si accumulavano i debiti e, mentre “Lillu ccattava e Lillu vindiva” (cit.), si mandavano via collaboratori capaci e si tenevano quelli incapaci (i nomi metteteli voi a fantasia). Si è arrivati alla data dell’iscrizione alla Lega Pro, conquistata sul campo, in una condizione disperata, con zero soldi in cassa dal lato societario e richiesta di aiuto ad imprenditoria locale e tifoseria. La somma raccolta dalla donazione popolare rimane sconosciuta, la somma imprenditoriale più o meno nota, evidentemente mancavano determinate cifre e qualcuno si è tirato indietro ma la repentina rinuncia, dopo lo svincolo d’ufficio dei calciatori, non è stata coerente con l’appello accorato della sera precedente all’Arena dello Stretto.

Il Direttore Generale Gabriele Martino
Da quel momento qualche riflessione era dovuta, perché è sembrato quasi un cogliere al balzo l’occasione per abbandonare una situazione non gradita in partenza. Va detto anche altro però: i migliori calciatori erano i c.d. “anziani” ed Insigne in prestito, dunque zero come patrimonio perso; ci sarebbero stati crediti da riscuotere superata la fase dell’iscrizione, i contatti col mondo del calcio dell’ex patron come avviamento, il centro sportivo per l’attività giovanile, l’unico giocatore di un certo valore come Salandria tranquillamente arruolabile in lega pro. Invece si è passati alla soluzione B (meglio D) da parte del gruppo che si è voluto impegnare a far continuare il calcio, a tutti i costi, in città. Se è stata una scelta, che alcuni hanno reputato intelligente, viste le penalizzazioni ed i debiti, si poteva evitare la telenovela andata in onda nei luoghi all’aperto, a Roma, al Comune, sui media e dappertutto. Nel momento successivo allo svincolo si era aperta l’ulteriore possibilità dell’iscrizione in ritardo, confermata dalle decisioni del Consiglio Federale della Figc, mentre qui ormai era cambiata la strategia o meglio dire si è palesata quella reale. Los tres amigos, rappresentanti "Més que un club", partiti per Roma non si erano illusi sul tema, il loro ostacolo probabilmente era diverso diciamo di natura interna più che federale.

In quelle condizioni c’erano due soluzioni: ricominciare subito oppure aspettare tempi migliori. E’ stata scelta la prima ma, come si può immaginare, chi scrive avrebbe accettato di buon grado la seconda. Il motivo è semplice: non ripartire già con l’acqua alla gola, visto che uno o due anni senza calcio non possono rappresentare la fine del mondo. Ci sarebbe stato inoltre il tempo ed il modo di organizzarsi come tifoseria per avviare una vera sottoscrizione popolare da affidare ad un gruppo solido come bene ulteriore da investire, affidando tutto a chi poteva garantire qualcosa di diverso. Nel frattempo si sarebbe capita a fondo la conclusione/intenzione della Reggina Calcio togliendo di mezzo dubbi ed imbarazzi. Invece la fretta di esserci ha portato alla costituzione della nuova associazione dilettantistica che otteneva tramite il sindaco l’iscrizione alla serie D. Questo jolly si poteva giocare in ogni tempo, non necessariamente in continuazione con lo scorso torneo, perché praticamente conclusa una situazione economica pessima ci si è tuffati nelle difficoltà ancor prima di iniziare a giocare.

Piero Armenise
Questi passaggi, oltre a quello relativo alla storia della Reggina Calcio, hanno creato caos iniziale, in seguito sono bastate un paio di frasi dell’ex patron per avere 300 sottoscrizioni in due giorni. Se ne sono dette e lette di cose, la più fastidiosa suonava come un diktat proposto al tifoso, cui è stato lanciato il seguente messaggio: se non riesci a sentire subito tua questa squadra sei uno di cui non abbiamo bisogno, abbiamo fretta, io ci sono e tu? Se non ci sei non sei un tifoso! Tale giudizio sommario risulta irrispettoso verso la passione e la sensibilità altrui, considerato il fatto che proprio tra coloro che non si sono subito lanciati in questa nuova avventura ci sono persone che hanno amato la Reggina in maniera incondizionata. La sola assenza dell’ex proprietario di maggioranza non può bastare per generare immenso entusiasmo. Se il buongiorno si vede dal mattino, sotto quest’aspetto la ripartenza è molto discutibile poiché non è così che si fa ritornare la voglia del campo alla gente. Servono i fatti non le etichette ed i bombardamenti d’opinione.

Sergio Campolo
A proposito di fatti, le istituzioni per anni hanno sostenuto (sbagliando) la Reggina Calcio S.p.a. con acquisti di biglietti, con sponsorizzazione e contributi, non riscuotendo crediti. Quando si stava perdendo il professionismo hanno cambiato rotta, è un problema serio il nostro di non comprendere le azioni politiche:

- La Regione negava la proposta delle cinquecentomila euro;
- La Provincia prima interpellava Tavecchio per la proroga, poi si offriva come intermediaria per contatti con imprenditori fuori città ed infine si ricordava che la concessione del centro sportivo era scaduta e non pagata;
- Il Comune, volato in viaggio di nozze, si esprimeva tramite l’assessore che prima negava lo stadio, poi tornava sui suoi passi concedendo tempo per sistemare le pendenze; in seguito il sindaco cedeva l’uso gratuito all’ASD con manutenzione a carico della stessa.

L’inizio di questa nuova squadra è stato contraddittorio col calcio già dalle prime scelte. Veniva incaricato Cozza, sul quale qualcosa va detta a parte, prima di sedersi con un Direttore Sportivo. L’allenatore in pectore trovava alcuni giocatori mentre Massimo Mariotto si sedeva ed offriva disponibilità ma poi rinunciava per chiari motivi ostativi. Quasi tutto l’ambiente aveva temuto la riproposizione di vecchi personaggi, dati per antagonisti agli attuali; la scelta del sindaco da evitare ruotava attorno alla figura dell’attuale DG (e tutto il suo dannoso apparato radiofonico), molto meno se vogliamo su un ex presidente (Benedetto) che i giovani neanche hanno visto all’opera (ultima apparizione ad inizio anni 90). Anche in questo caso la vicenda è contorta, è vero che il Presidente (?) Praticò ha sempre chiesto unione d’intenti ma non ricevendo espressa collaborazione dai presunti rivali sembrava avviato verso un certo antagonismo alla fantomatica cordata, diventata presto un nemico immaginario poiché non c’è stata nessuna proposta alternativa.

Sfumato Mariotto, da Palazzo San Giorgio (nei giorni scorsi il sindaco dichiarava di aver proposto lui il DG) si è presentato Martino, cioè, prima demonizzato come alternativa e poi assunto. Sicuramente è uomo competente in materia calcistica ma presuntuoso come pochi, basterebbe leggere qualche ex per capire che il suo operato in amaranto è stato un mix di successi, buone intuizioni e tante ingerenze.  I suoi trascorsi altrove sono stati caratterizzati da alti e bassi, con picchi clamorosi verso giù come quello di Barletta dove i tifosi hanno persino piazzato per le strade manifesti per cacciarlo (foto). Per non smentire il suo stile concorrenziale riservava subito una stilettata a Mariotto che rispondeva da signore; parlava Cozza e rispondeva Aronica, da cittadino onorario, Salvatore di nome e di fatto con prestazioni da ventenne nei due derby e tra i primi a firmare le liberatorie. I testi delle dichiarazioni li conoscete, così come non vi saranno sfuggite le “twittate” di Belardi. Nei periodi di riflessione profonda c’è stato un commento che ci ha fatto sorridere ma che riassumeva tutta la vicenda in due parole. Ascoltando in diretta Gabriele Martino affermare che, se fosse stato incaricato prima lui dell’allenatore, avrebbe scelto proprio Cozza, arrivava un messaggio sintetico di un nostro amico: “che culo!” (cit. S.)

Massimo Mariotto
La posizione dei tifosi in generale di fronte questa nuova realtà è stata inizialmente tiepida com’era normale che fosse, il problema d’identità giusto porselo e risolverlo secondo coscienza, ognuno coi suoi tempi, senza eccessivi indottrinamenti quotidiani. Però, quasi alla fine dei conti, presentarsi con oltre duemila abbonati alla prima giornata di serie D, in una piazza che negli ultimi anni è stata presa a calci dal pallone, non è poco, oltre che esser il primato in categoria.

Francesco Cozza è stato uno dei migliori calciatori della storia amaranto, ha vinto partite difficili da solo, facendolo dall’alto di un talento calcistico che ha avuto pochi eguali quando la mente supportava il fisico. Come allenatore non ha convinto né qui né altrove e sapere Giacomo Tedesco a spasso appare surreale. Sicuramente conoscerà anche il campionato di D, data la sua ormai celebre passione per i palinsesti calcistici. Si discute anche la figura simbolica che non può mai dichiarare che la vera serie A è stata a Catanzaro.

Sembra che uno dei problemi principali sia il campo d’allenamento, eppure si è anche detto che la struttura della scuola calcio dell’allenatore sarebbe stata risolutiva, anzi per dirla tutta quasi giustificativa della scelta tecnica. Adesso non è più così, chissà perché. Altre volte si è fatta la quarta serie (vinta a mani basse) nell’ultimo trentennio e ci si allenava al vecchio comunale, senza lagnarsi troppo.

E mentre la nuova associazione sogna di tornare a cantare se non proprio a Sanremo almeno a Castrocaro, l’ex patron annuncia la partecipazione della vecchia società allo Zecchino d’oro. Considerati i corsi e i master in cantiere gliene suggeriamo uno sicuramente redditizio, magari patrocinato dalla De Filippi, vista la propensione moderna dei ragazzi avrebbe un grande appeal: un super corso d’eccellenza per “tronista”. Permetteteci questo sarcasmo su un ex presidente che è riuscito nell’impresa colossale di portare la Reggina in A, farci sentire orgogliosi, crearsi amicizie personali, diventare sicuramente più ricco e tornare a farsi i fatti suoi dopo la mancata iscrizione della squadra.  La crocifissione tardiva dell’uomo coi baffi non appartiene a questo blog, ogni cosa ha il suo tempo ed il periodo della contestazione è ampiamente scaduto. Coloro che lo hanno sostenuto per anni e proprio fino alla nascita della nuova squadra (quando si dice la combinazione) dovrebbero riflettere profondamente leggendo queste quattro righe.

Si arriva alla prima di campionato con una squadra che per alcune scelte ha ricordato qualcosa a metà tra la pessima Reggina Calcio del suo finale professionistico e la Leonia. Gli ultimi movimenti sono di maggior spessore, probabilmente serviva altro ma il tempo ha giocato contro e questo è pacifico. Lasciamo il verdetto al miglior giudice da sempre: se Martino e Cozza riporteranno sul campo la squadra tra i professionisti avranno tutti i meriti compresa la nostra riconoscenza.

Per concludere, non c’è che da augurare alla nuova squadra i migliori successi frutto di programmazione, sapiente gestione e scelte calcistiche azzeccate, perché qui…

*   *   *
Sono venti i convocati di Cozza per la prima trasferta.

Portieri: Ventrella (‘96), Licastro (‘95).
Difensori: Brunetti (‘95), Carrozza (‘99), Cucinotti, D’Angelo, Dentice (‘95), Maesano (‘96).
Centrocampisti: Condomitti, Corso, Lavrendi, Mangiola (‘97), Meduri (‘97), Roselli.
Attaccanti: Arena, Bramucci (‘96), Pelosi (‘98), Russo (‘96), Tiboni, Zampaglione.
Indisponibili: Comandè (‘98), De Marco.
Squalificati: D’Ambrosio (’97), Mautone.

Rocco Musolino
Ricordiamo che, da regolamento, durante tutto l’arco della gara bisogna avere in campo un calciatore nato nel ’95, due nel ’96 ed uno nel ’97. Il calcio d’inizio allo stadio “Bisceglia” di Aversa è fissato per le ore 15. La partita di domani non sarà visibile in tv, né in diretta streaming. Rimane, come sempre, Rocco Musolino che, in diretta dalle frequenze di Radio Touring 104, racconterà l’esordio degli amaranto in Serie D. Buon lavoro a lui per la sua radiocronaca numero 1.151!

Segnaliamo, infine, il ritorno di una “Leggenda Amaranto”: Piero Armenise entra a far parte della struttura societaria, si occuperà del settore giovanile. Bentornato a casa! Con lui, tra gli altri, ci sarà un altro cuore amaranto, vale a dire Sergio Campolo.
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