lunedì 25 gennaio 2016

TATTICAMENTE "ROYAL RUMBLE & NFL"

Andiamo per ordine. La Royal Rumble non ha deluso ed alla fine ha vinto… Ungaro! La vittoria di Triple H (genero del presidente della WWE, Vince McMahon) nella “Rissa Reale” gli vale il titolo mondiale dei pesi massimi, il massimo titolo del wrestling. Il campione Roman Reigns è stato eliminato proprio da Triple H che si è trovato sul ring con Dean Ambrose a contendersi lo scettro. L’altro grande favorito alla vigilia, Brock Lesnar, è stato eliminato dalla Wyatt family (che, escluso il capo famiglia Bray Wyatt, erano stati eliminati e quindi non dovevano trovarsi sul ring). Questa eliminazione apre le porte allo scontro verso Wrestelmania 32 del 3 aprile.


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Stanotte si sono disputate pure le finali di Conference in NFL per decidere le squadre che si sfideranno il 7 febbraio a Santa Clara, California, nel Super Bowl numero 50. Le due finaliste sono i Denver Broncos (sconfitti i New England Patriots per 20-18) ed i Carolina Panthers (comodo 49-15 agli Arizona Cardinals).


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Attacco dei Broncos sulle 20 yards avversarie, sulla linea di scrimmage i Patriots lasciano la superiorità per coprire la profondità.  Nel cerchio rosso l’uomo inizialmente in inferiorità.

I Broncos sfruttano la superiorità per proteggere nella “tasca” il quarterback e quindi in alto si ricompone un certo equilibrio, con il giocatore indicato in arancione che va a puntare l’uomo.

Qui evidenziamo la finta ed il cambio di direzione che lascia sul posto l’avversario, mentre colui che avevamo indicato prima in inferiorità rimane passivo mentre gli scappa l’avversario in indicato in verde.

In quest’immagine si vede bene la prospettiva aperta a Peyton Manning per il lancio, con due opzioni di passaggio.

Manning dopo aver dato il tempo ai ricevitori di schierarsi, sceglie in mezzo perché in alto adesso è coperta la linea di passaggio.

Il lancio è perfetto, parabola giusta per la segnatura che sblocca la gara.

L’errore dei Patriots non è tattico ma individuale, infatti se si guarda il defensive back indicato in rosso che appare poco per l’inquadratura, si nota che se avesse mantenuto la sua posizione di partenza avrebbe coperto la linea.

Invece si era sposato sulla sinistra abboccando all’azione avversaria, con la croce verde indichiamo la sua posizione iniziale quando avviene la ricezione.
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Touchdown Patriots: l’attacco si avvale di un uomo che si sposta a destra, seguito dall’avversario in giallo in End Zone, presumibilmente tentativo di corsa annunciato da quel lato.

Si muove il pallone e la linea d’attacco crea il sentiero di corsa, per il running back (freccia bianca).

La linea è tracciata (in rosso) adesso bisogna percorrerla velocemente mentre ci sarebbe chi sta seguendo bene l’azione in difesa (in blue).

Purtroppo per lui non anticipa ed impatta proprio sulla linea, a quel punto il touchdown avviene per inerzia sulla caduta.
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Momento chiave della gara, l’altra star in regia ovvero Tom Brady commette un errore decisivo per l’andamento della partita, indicato Miller in alto, sarà lui ad intercettarlo.

Gli parte l’uomo accanto, se ne cura fino ad un certo punto.

Sa che c’è il compagno ed allora si concentra su Brady che ha tempo per pensare.

Il lancio avviene proprio in quella zona e questo è il risultato.

Dall’altra parte Manning dipinge questa parabola nell’angolo per un touchdown che spinge in Broncos al Super Bowl.

Lui lo sa ed esulta!
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martedì 12 gennaio 2016

IDDUSAPI BY NIGHT

Noi di Iddusapi siamo vicini al dolore di Alex Visentin. Coraggio amico, ti abbracciamo!

lunedì 11 gennaio 2016

CENTENARI E DINTORNI

Maurizio Poli
I primi pensieri lunghi, del 2016, sul nostro blog, li inauguriamo con alcune osservazioni che saranno la guida delle nostre pubblicazioni in futuro. Vi sarete accorti che in queste ultime due partite, le prime del nuovo anno, non abbiamo pubblicato le solite riflessioni prima della gara, non c’è nulla da aggiungere oltre quello che abbiamo ampiamente scritto. Dalla prossima settimana andrà in soffitta anche la rubrica del lunedì “Tatticamente”. Abbiamo presentato partite, fornito dati, persino suggerito tattiche, adesso cambiamo l’approccio. Nel nostro piccolo abbiamo partecipato attivamente, ora, siamo tifosi e vogliamo ricevere qualcosa. Non soldi, grazie a Dio col sudore quotidiano riusciamo ad essere liberi persino dagli sponsor, vogliamo ricevere “cose immateriali” alle quali siamo sentimentalmente legati, prima fra tutte la Reggina.

Franco Iacopino
A settembre abbiamo deciso di seguire l’avventura dell’Asd Reggio Calabria sperando si trattasse di una rinascita del calcio a Reggio Calabria, con tanti dubbi ma con la voglia di partecipare ci siamo stati anche noi: abbonamenti, presenze, approfondimenti. Il problema è che dalla famosa estate rovente ereditiamo domande ancora senza risposta:

Perché Tavecchio (presidente federale) ha svincolato i giocatori della Reggina Calcio in un giorno “normale”, senza scadenze previste o annunciate?
Perché il giorno dopo si è “preso atto” della circostanza senza batter ciglio?
Perché si è lanciata una sottoscrizione popolare senza comunicare, alla fine dei conti, quanto è stato lasciato dai tifosi alla nuova compagine?
Perché il direttore generale è stato scelto dal sindaco?
Perché la squadra l’ha creata l’allenatore e poi è stato ingaggiato Martino?
Perché Martino ha portato alcuni calciatori mandati via alla successiva finestra di mercato?

Oreste Granillo
Quando ci ponevamo questi interrogativi faceva ancora caldo, oggi siamo con i riscaldamenti aperti, di risposte però non ne abbiamo. Allora siamo addivenuti ad una bella conclusione, visto che nell’ambiente ognuno fa un po’ come gli pare, lo facciamo anche noi! Le rubriche tattiche potrebbero anche occuparsi di altro, sicuramente seguiremo il calcio o forse ci dedicheremo ad altro, dipende da come ci gira. Niente più tante cose, al limite rimarrà qualche aspetto goliardico, almeno fino a che non riavremo la Reggina.

Tommaso Maestrelli
Oggi parliamo del centenario della Reggina e vi ricordiamo cosa abbiamo scritto il 6 gennaio 2014 (clicca qui), un mix di rabbia e delusione che crediamo di aver saputo imputare all’epoca a chi ne aveva la responsabilità, molti invece hanno avuto bisogno di un paio d’anni per elaborare il dato.

Volevamo, all’epoca, che la stagione iniziasse con la maglia storica e proseguisse, come per tutte le altre squadre centenarie, con quella maglia. Sapete tutti come andò, niente festa, anzi l’estate dopo niente iscrizione. In tante piazze si è ripartiti, anche con nomi di fantasia ma forti di alcune certezze: vecchia squadra inattiva e senza alcuna affiliazione in FIGC, nome disponibile nei tempi dovuti e quindi “travaso” sentimentale agevolato. Da noi purtroppo non ci riesce niente, neanche fallire!

Nevio Scala
È un paradosso chiaramente (ehhh…) ognuno disponga come vuole della propria azienda, finché rimane tale. Il giorno che la situazione dovesse cambiare allora ce ne occuperemo di nuovo. In questi mesi con un occhio guardavamo il campo e con l’altro il vecchio amore, ovvero la Reggina Calcio. Oggi ufficialmente risulta una società in attesa di concordato e con attività giovanile diciamo fiorente, filiale juventina e corsi di “zumba” a fare da contorno.

Simone Perrotta
Contraddizioni del mercato e di un calcio alla frutta che allontana la gente da sé stesso. A questo vanno aggiunte altre cosette però, prime fra tutte i ricorsi puntuali contro penalizzazione (8 punti da contare in caso di iscrizione) ed inibizione presidenziale. Volendoci mettere un paio di carichi abbiamo: da un lato il presidente dell’Asd che indossa polemicamente una maglia con la scritta “Ridateci la storia”, chiaramente rivolta alla precedente società; dall’altra la reazione dei figli e di alcuni ex calciatori. Ma cos’è successo tra due “fazioni” che fino al giorno del famoso svincolo lottavano assieme per salvare la Reggina ed ora litigano pubblicamente? Forse qualcuno ha la risposta ma, come detto all’inizio, sono domande retoriche. La sostanza è la stessa che abbiamo sempre scritto: domani cosa ne sarà di quella società?

Alfredo Aglietti
Visto che in molti si dilettano su numeri di matricola e affiliazioni, storia e titoli sportivi, ragioniamo anche noi in occasione del compleanno. La Reggina ha avuto alcuni problemi nel tempo, senza andare troppo indietro nel passato, anche perché sono epoche che non abbiamo vissuto, partiamo dal 1986. In quell’anno lo sappiamo cos’è accaduto: è subentrata una nuova dirigenza che ha ereditato e conservato il titolo sportivo nella categoria di appartenenza della precedente AS Reggina; gli hanno cambiato soltanto la denominazione sociale in Reggina Calcio ma poiché l’iscrizione federale è rimasta invariata, non c’è dubbio che quella “nuova” società rappresentasse il naturale proseguimento dell’attività sportiva precedente.

La scorsa estate la Reggina Calcio non è riuscita ad iscriversi al campionato di Lega Pro per motivi economici e poi conosciamo ancora poco cos’è successo in quella nottata. Alcuni imprenditori hanno voluto creare una cordata per chiedere, tramite il sindaco (unico soggetto riconosciuto per fare ciò), l’affiliazione alla FIGC. Nel frattempo, privatisticamente, la Reggina Calcio è riuscita a rimanere in vita, cioè, non è fallita.

Elio Gustinetti
Ricordiamo che un fallimento, dopo passaggi burocratici, porterebbe alla vendita all’asta dei beni (materiali ed immateriali) ad essa appartenenti come loghi, ecc. Si evince facilmente che la scomparsa di quella società aprirebbe al nome ed alla bacheca, praticamente scomparendo non si porrebbe alcun dubbio neanche sull’affiliazione diversa, proprio perché l’originale non avrebbe più vita. Invece qui stiamo scoprendo che in vita non c’è soltanto un numero di matricola federale, tenuto in piedi grazie all’attività giovanile, ma ci sono ex calciatori e figli di dirigenti che rivendicano la storia. Perché siano usciti allo scoperto soltanto dopo la maglietta esibita da Praticò non è dato sapere, visto che comunque molte altre volte sono stati “nominati” anche se indirettamente. Di queste diatribe ne avremmo fatto volentieri a meno.

Andrea Pirlo
Inutile dire ormai che stando fermi per un anno di riflessione avremmo sicuramente evitato tutto questo. Va da sé però che qui non abbiamo voglia di ringraziare nessuno per averci dato la possibilità di andare al campo, anzi se permettete adesso possiamo tranquillamente affermare che è stata una forzatura partire così all’arrembaggio, alla luce di quanto visto finora che ripetiamo di calcio ha ben poco. Un certo sollievo lo proviamo nella rinuncia parziale al tema calcistico odierno perché non parlare di tattica con Cozza rappresenta ossigeno puro, non occuparci di mercato con Martino è una manna per i nervi.

I tifosi amaranto a Roma nel 2000
In questi mesi abbiamo assistito alla deriva di un ambiente calcistico senza precedenti. Potremmo scegliere qualsiasi argomento a piacere e la conclusione sarebbe sempre la stessa. Ne citiamo uno, quello più dibattuto, così per sport. Il centro sportivo Sant’Agata è stato oggetto di accese discussioni. In tanti, con molta decisione, sono andati a sviscerare le ambiguità, tipiche del territorio, che stavano alla base della concessione provinciale, per portare acqua al mulino dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Reggio Calabria che quei campi li voleva e li vuole, almeno in parte. In pratica, senza andare per le lunghe, si è detto che era giusto concedere i campi al neonato club ribadendo contemporaneamente che la struttura era abusiva! Come ci siamo ridotti: pur di denigrare il furfante (ex amico) ed esaltare i nuovi dirigenti (al momento amici, poi chissà), abbiamo letto e sentito tutto e il contrario di tutto, a volte nello stesso concetto!

Walter Mazzarri e Lillo Foti
Seguire la serie D non ci scombussola più di tanto, avremmo fatto lo stesso anche in terza categoria, non è quello che ci preoccupa. Ci preoccupa il futuro. L’ASD diventerà Reggina? La Reggina tornerà? Si metteranno d’accordo e di due ne faranno una? Ad oggi è tutto possibile e la maglia esibita da Praticò conferma questi interrogativi. Riflettendo un attimo, cosa dovrebbe fare un’azienda come la Reggina per dar spazio alle rivendicazioni di Praticò? Non ci sono altre alternative: fallimento o cessione. Il solo fatto che tutti questi dubbi siano razionali non può che farci andare cauti coi sentimenti. Continuiamo ad osservare cosa accade senza rinnegare nulla.


Nel frattempo, buon centoduesimo anno Reggina… ovunque tu sia!
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venerdì 8 gennaio 2016

NON GABBU E NON MARAVIGGHIA!

Il Capodanno di Rai 1 entra di diritto nella storia della televisione italiana. Capodanno festeggiato ancora nel 2015, bestemmia in diretta nei messaggi. Il Capodanno anticipato è stato deciso per non farsi fregare da Mediaset che, l’anno scorso, aveva anticipato di 20 secondi. In Rai avevano deciso di anticipare di 30 secondi e si sono ritrovati che hanno fatto festeggiare 8 milioni di italiani alle 23,59. Ma non possono organizzare la diretta di Capodanno e mandarla a reti unificate (come il messaggio del Presidente della Repubblica) il 12 luglio? Della serie: u megghiu avi a ‘rrugna. NON GABBU E NON MARAVIGGHIA AL CUBO!

Sempre nella sera che ha portato al 2016, su Canale 5 nel Capodanno di Gigi D’Alessio, l’intervento sul palco di Gianluca Grignani, praticamente ubriaco, è da tramandare ai posteri. NON GABBU E NON MARAVIGGHIA!

Altro capitolo lo meritano quelli che criticano i film di Checco Zalone. Gente che nella vita deve avere talmente tante frustrazioni che non è capace di staccare la spina per un’ora e mezza e ridere. NON GABBU E NON MARAVIGGHIA!

Striscione esposto da un tifoso napoletano al termine di Napoli-Torino: “Milf & Molinari”. NON GABBU E NON MARAVIGGHIA!

Sempre durante Napoli-Torino, Maurizio Compagnoni in piena trance agonistica: «Attacca il Torino, se ne va David Lopez, arriva sul fondo, ecco il cross di David Lopez». David o Maxi Lopez? NON GABBU E NON MARAVIGGHIA!

“Sottovoce”… non si pigghinu si non si rassumigghinu. NON GABBU E NON MARAVIGGHIA!
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giovedì 7 gennaio 2016

TATTICAMENTE Reggio Calabria-Aversa Normanna 2-1

L’azione del gol dell’Aversa nasce qui, una squadra messa non male, peggio. Spazi tra i reparti per ricevere (cerchio verde su chi riceverà comodamente), squadra lunga talmente tanto che nell’inquadratura ampia non compaiono tre difensori.

Eccoli i reparti che mostrano tutta la staticità di un assetto difensivo impalpabile.

Da lì palla sulla fascia, due contro due, con il portatore di palla (Felleca) che si dirige verso il compagno (Del Prete).

Gli passa il pallone, da qui in poi diventa tutto imbarazzante.

Dopo aver ricevuto il pallone, il terzino destro Del Prete effettua un “dai e vai” scattando verso il fondo. I nostri sono fermi, senza movimenti difensivi organizzati: se questi sono errori individuali, lo sport praticato sono le bocce, dove c’è chi gioca e chi guarda, in questo caso sezione raffa poiché più grosse. Qui si muovono male complessivamente, o si aggredisce assieme o si marca a uomo, né l’uno né l’altro, si guarda.

Del Prete arriva sul fondo e mette un pallone delicato in mezzo, qui per proseguire con le osservazioni statiche, arriverà il gol del giocatore dentro il rettangolo (Esposito) ma se non avesse segnato lui lo avrebbe fatto l’altro indicato sempre in arancione cioè Diallo, il sosia di Ebagua.

In quella passività difensiva Maesano neanche salta, colpo di testa semplice davanti alla porta; dietro, se la palla fosse passata, ci sarebbe stato il sosia di Ebagua che con un semplice movimento indicato in rosso aveva evitato l’ostacolo De Bode.
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Rigore del pari, contatti in area, il primo contatto è indicato dalla freccia arancione, con trattenuta da dietro del difensore in ritardo.

Passa il pallone, mentre i primi sono già a terra, altra trattenuta sul braccio sinistro di De Bode.

L’arbitro fischia il rigore, si vede chiaramente.

Infatti indichiamo esultanze da un lato e disperazione dall’altro ma invece indica il centrocampo chiamando fallo in attacco. Da lì in poi è una contrattazione collettiva con contrastanti pareri che conduce agli undici metri del dischetto.

Dopo aver spiazzato il portiere, Oggiano, avvolto dalla felicità, si produce in questo salto tipico da bagnasciuga.
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Finché c’è stata parità numerica la gara è stata questa, con alcuni semplici passaggi, soprattutto a sinistra, l’Aversa era pericolosa, qui colpiscono con Felleca prima Ventrella e poi la traversa.
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Prima espulsione: su un lungo lancio da dietro, il bravo Felleca azzarda un aggancio al volo guardando il pallone e non avvedendosi dell’intervento del difensore.

Ne esce uno scontro sostanzialmente involontario che lo porta fuori dal campo per rosso diretto.
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Questa è la seconda espulsione: Porcaro è in cattivo equilibrio quando cerca un anticipo difficile, sapendo che la palla è passata lascia volontariamente la gamba alta ed abbatte Oggiano, questo è indiscutibile come rosso diretto e l’immagine non lascia spazio a dubbi.
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Il 2-1 di Maesano che sugli sviluppi di un corner deviato dal portiere sotto la traversa, interviene e gira verso la porta, l’estremo difensore avversario la respinge dentro, il pallone oltre la linea bianca è indicato dalla freccia.
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